Non è bastato

Share: Facebook Twitter Pinterest di Davide Peschechera Sapore amaro. L’eliminazione è l’occasione giusta per un autoesame in vista del prossimo anno europeo. La Juve doveva fare di più e poteva […]

di Davide Peschechera

Sapore amaro. L’eliminazione è l’occasione giusta per un autoesame in vista del prossimo anno europeo. La Juve doveva fare di più e poteva fare di più. Eliminazione immeritata nell’arco dei 180 minuti per ciò che si è visto in campo. Contro il Benfica la Juve ha avuto in mano la partita d’andata e quella di ritorno: se l’è fatta scivolare via in entrambi i casi. Dopo la gestione dell’andata, la strategia del ritorno non ha funzionato. La Juve ha creato 2 o 3 sterili occasioni giocando una partita rinunciataria per le proprie potenzialità. In Europa vince il cinismo, trionfa la freddezza. Quella di un Benfica scaltro, furbo ed esperto benché la loro rosa sia complessivamente un po’ meno forte di quella juventina. Ha vinto l’esperienza di una squadra che vince in Portogallo ma arriva quasi sempre in semifinale o in finale nelle competizioni europee da qualche anno a questa parte. Questo tipo di esperienza porta la squadra ad avere la giusta determinazione nelle competizioni europee. Il Benfica ha mostrato tutto il carattere di una squadra perfettamente conscia dei propri mezzi e difetti. Ma c’è anche da dire che noi abbiamo giocato per quasi mezzora con l’uomo in più (che negli ultimi minuti son diventati due) e il Benfica non ha praticamente fatto una piega.
Abbiamo creato molte più occasioni in parità numerica che non in undici contro dieci, anche se mi sarei aspettato un forcing più lucido. Invece nel secondo tempo la Juve è stata più contratta, nel primo non abbiamo aggredito il Benfica come avremmo dovuto fare e gli ospiti hanno preso coraggio e consapevolezza dell’impresa. Abbiamo costruito tanto, abbiamo avuto un largo possesso di palla ma alla fine abbiamo stretto solo mosche. E’ in questo tipo di partite che bisogna dimostrare di essere più forti ma ogni volta veniamo meno alle aspettative. Pochi tiri decenti, un volume di fraseggi portati allo spasimo con inevitabile perdita del pallone, palle gol serie veramente poche per l’importanza della partita. Tanta delusione.
Non so se i bianconeri hanno peccato di presunzione nella preparazione della gara, piuttosto credo che il campionato, come al solito, abbia tolto energie mentali e fisiche e il tempo per preparare le gare infrasettimanali. Per chi pensa che Conte abbia sbagliato a concentrare e focalizzare tutto sul campionato… se non avessero giocato i titolari anche contro Genoa, Catania, Sassuolo, ora avremmo 8 punti di vantaggio sulla Roma? Purtroppo quando ha provato a fare dei cambi, le riserve si sono dimostrate incapaci. Rosa corta, Conte quest’anno ha attinto poco dalla panchina ed hanno giocato sempre gli stessi. Conte aveva chiesto un centrocampista a gennaio e ci aveva visto giusto. Lì in mezzo sono arrivati spompati. Implorava anche un esterno per passare ad un bilanciato 4-3-3. Sono sicuro che anche il mister non ne può più del 3-5-2. Sa che questo 3-5-2 è difficilmente migliorabile. Il problema del 352, il principale problema, è l’inferiorità in fascia e non è migliorabile neanche con fenomeni assoluti per il semplice fatto che spesso altre squadre si presentano con catene laterali formate da esterni e terzini.
È la cosa più brutta essersi trascinati sino in semifinale, aver speso tutto le energie per il campionato e aver abbandonato Champions, Europa League e Coppa Italia nel mondo in cui lo abbiamo fatto. Purtroppo. Ma quest’anno credo sia stato necessario. Abbiamo trovato un Benfica che ha lottato su ogni pallone. La verità è che la Juve non avrebbe segnato neanche se la partita fosse durata altre 2 o 3 ore. Una squadra, quella portoghese, ordinata e dignitosa nel catenaccio, arcigno e molto accorto. Conte è arrabbiato. Arrabbiato perché gli si dice che la Juve non è stata europea, invece è stata sin troppo europea all’andata e al ritorno e il Benfica sin troppo italiana a fare di necessità virtù senza vergogna di difendersi. Non siamo riusciti a scardinare il muro del Benfica, quel muro che spesso va abbattuto insistendo sulle fasce, forse anche cercando il fondo: i bianconeri raramente anche in campionato crossano sulla corsa. Preferiscono tornare indietro, ripartire, duettare per entrare anche dal lato corto con il pallone. E’ il nostro credo. E questa volta è girata male. Ma resta bello e apprezzabile avere un credo e proporlo come una costante. Il Benfica lo scorso anno ha perso tutte le competizioni nei minuti finali e quest’anno hanno imparato la lezione. Sono stati attenti ed hanno portato a casa il prezioso risultato dell’andata, hanno vinto Coppa Nazionale e Campionato. Si sono riscattati. Il Benfica viene da anni di partite a questo livello. Pensare di essere superiori a loro significa peccare di umiltà. Non siamo stati da meno, lo abbiamo dimostrato sul campo, come sempre, ma differenza è che il Benfica è una squadra con giocatori dai piedi buoni in ogni zona del campo, esprime un calcio più “europeo” del nostro, molto rapido e veloce. È una squadra ben costruita seppur priva di veri campioni. Noi inconcludenti, loro pragmatici. Hanno tenuto i nervi saldi e la mente lucida quando si sono accorti che non l’avremmo messa mai e poi mai dentro.
Quel gol alla fine della partita di andata è stato fatale come quello del Galatasaray dell’andata a Torino e, nelle due sfide che contavano, non siamo riusciti a segnare. Sono tanti i paragoni che si possono fare col passato, recente e no. Questa eliminazione e questo 0-0 ricordano anche i pareggi casalinghi, scialbi, con Liverpool ed Arsenal in Champions, dopo le sconfitte dell’andata. Vero che, come dice il mister, conta l’interpretazione più che il modulo in sé, ma la prevedibilità delle soluzioni di gioco e gli schemi offensivi ancora troppo rigidi non ci hanno aiutato, come succede invece in Italia. In Italia la Juve insiste e prima o poi sfonda, anche perché è semplicemente più forte. In Europa non funziona così. Bisogna giocare in modo più offensivo e vario. La Juve manca di contropedisti, di velocisti e di gente che cerchi il gol da situazioni come il calcio d’angolo, o il tiro da fuori. Serve maggiore qualità (in tutti i reparti), non è una squadra che ha il cambio di passo o di ritmo. Cambiare modulo significa cambiare anche interpreti in più ruoli puntando su giocatori veloci palla al piede. L’organizzazione e l’equilibrio non bastano. La ricercare esasperata dell’equilibrio, del dominio tattico e territoriale della partita non fa segnare. Almeno non sempre. In Coppa non riusciamo ad essere generosi e sfrontati. Il rinnovamento e la crescita deve essere negli uomini e nel sistema. Il rendimento mostruoso in campionato è dovuto in parte alla ferocia mentale di una squadra che in Italia si sente padrona e si comporta di conseguenza. La Juve gioca sempre con la certezza di poter recuperare e di essere già superiore all’avversario. Per questo credo che questo gruppo abbia già dato il massimo in Italia. Non ha più stimoli. Deve trovarne altri, deve affrontare nuove sfide, con nuove motivazioni. E forse anche con giocatori nuovi. Altri uomini. La rosa attuale va rimpolpata, rinfrescata, rinforzata. Serve chiarezza, ed il bilancio di fine stagione deve includere anche questo punto per ricominciare il prossimo anno: la Juve, il prossimo anno, deve lottare solo ed esclusivamente per lo Scudetto? In Europa non si tratta di vincere, ma di partecipare assiduamente e di raggiungere obbligatoriamente un buon livello di competitività. Serve starci per abituarsi e capirne il meccanismo. Poca fame si è manifestata nelle due gare con il Benfica dove, pur giocando discretamente, è mancata la “ferocia” che spesso la Juve e Conte ci mettono in campionato.
Una Juve un po’ contorta e con poco agonismo. Senza furore. La mancanza di fame è dipesa e dipende da un approccio sbagliato di Conte alle competizioni internazionali perché forse il mister considera nel suo intimo la Juve inferiore a troppe squadre. Purtroppo la differenza la fanno gli uomini, la qualità dei singoli e questo divario è colmabile, in assenza di uomini e qualità dei singoli, col gioco, con l’approccio e la mentalità, con le idee. Poi mettiamoci le coppe, in generale, vissute come un peso quest’anno. Secondo me l’anno prossimo faremo molto, molto meglio. Fiducia.
Tra andata e ritorno si possono criticare a Conte le scelte di Vucinic e Vidal, titolari e fuori forma. Anche Osvaldo si è dimostrato completamente fuori forma e dagli schemi di Conte. Io credo che quest’anno la preparazione è stata cambiata per evitare il consueto tracollo di gennaio, per evitare che la Roma ci raggiungesse il campionato e secondo me anche per far arrivare in forma i giocatori al Mondiale. Dannato mondiale. Molti titolari della nostra rosa ci hanno salvato in questi mesi ma sono arrivati spremuti in questo finale di stagione. Non credo comunque che non riusciranno a recuperare in vista del Mondiale, è stato tutto programmato. Forse Conte non ha ancora l’esperienza giusta per gestire il doppio impegno. La sua Juve è perfetta e calcolatrice nelle competizioni annuali, inadatta nel dentro o fuori, dove prende sbandate paurose. Ma con un allenatore come Conte la Juve non può prendere scorciatoie, ovvero il gioco e la mentalità dei giocatori deve avvenire attraverso un processo di crescita costante che coinvolge vecchi e nuovi. Inutile recriminare troppo, gli episodi accaduti con Benfica e Galatasaray sono determinanti e significativi del fatto che dobbiamo ancora crescere per essere competitivi in Europa.
Troppa tensione negli uomini chiave, e pure troppa stanchezza. A maggio, dopo una stagione intensa, la paghi. Tutti noi ci aspettavamo di più. Il feeling della Juve con l’Europa non c’è. Bastava farne uno, invece la Juve non è riuscita ad essere cattiva il giusto per portare al goal. è la prima volta che la Juve non segna in casa e non ha segnato nella partita più importante. In una partita ci siamo giocati una finale nel nostro Stadio e la partecipazione, in caso di vittoria, nella Supercoppa Europea con la vincitrice della Champions. Nelle partite che contano, ecco, la Juve spesso fatica. Non riesce a realizzare “gol facili” che, nel conteggio, fanno vincere. In Europa non riusciamo a fare gare senza commettere un errore. Quando impareremo a giocare in Europa non perderemo partite come all’andata. Lì avremmo dovuto fare la partita che hanno fatto loro qui. Non è da Juve? Non è nella nostra mentalità?
Le lamentele di Conte, a fine partita, sono anche comprensibili, perché dice cose giuste. Non si può pretendere da un allenatore che si immola da solo da due anni in Europa e in Italia la maestria di volponi navigati come il tecnico del Benfica o Mancini del Galatasaray e pronti ad ogni stratagemma pur di vincere le gare, con merito o demerito. Più polli in campo, come Vucinic, per essere caduti nella loro trappola, nel loro tranello, tra risse, lamentele e barelle, che fuori. Chissà cosa sarebbe successo se non avessimo perso gli ultimi 15 minuti tra cartellini rossi e barelle in campo. Qui serve anche la società, che risponda a tono colpo su colpo. Conte ha criticato l’atteggiamento antisportivo del Benfica, ha detto che ci sono stati 49 minuti di gioco effettivo quando la media è di 60-65 e 6 minuti di recupero per tutto il tempo perso. Ha poi parlato di ostruzionismo da parte degli avversari, di presa in giro e che, dopo quello che è successo a Istanbul e con il Benfica a Torino, spera solo che in futuro l’Uefa abbia più rispetto per la Juve. Vero che manca qualunque autocritica anche se l’arbitraggio, nel match di ritorno, ci ha complessivamente sfavorito. Non è comunque per quello che siamo usciti. Chiaro che il Benfica ci ha marciato spudoratamente (lo ha fatto anche in questi giorni, prima di giocare la partita) ma noi dobbiamo essere più forti di questi mezzucci e di queste contingenze. Dobbiamo esserlo assolutamente, altrimenti la nostra dimensione resterà per forza di cose limitata.
La delusione più grande è la consapevolezza che non tutti, ma molti, tenderanno a sminuire la nostra stagione per colpa di questa eliminazione. Nessuna giustificazione attribuendo la sconfitta a sfiga o sfortuna. Il rammarico per aver perso una finale alla portata influirà sul bilancio della stagione. Necessariamente. 2 eliminazioni europee in un anno devono far riflettere. Però arriverà il terzo titolo italiano, entriamo nella storia e rispettiamo quelli che erano i progetti di inizio stagione che davano priorità assoluta al campionato. Auguriamoci di non subire contraccolpi clamorosi lunedì e chiudiamo il discorso. La Juve solo in un’altra occasione aveva vinto lo scudetto per più di due anni di fila. Le somme si tireranno dopo la festa scudetto.

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