SE NON A VIDAL, A CHI?

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di Davide Peschechera

Lo spunto per scrivere questo articolo me l’ha dato la foto qui sopra, salvata sul desktop del mio pc qualche mese fa, così, un po’ per nostalgia, un po’ per il fascino che quelle linguacce suggestive hanno trasmesso per un attimo, sovrapposte l’una all’altra. Oggi, questa foto, è tornata prepotentemente di moda. È evidente che l’accostamento di Arturo Vidal ad Alessandro Del Piero non è cosa di questi giorni, quindi. È un accostamento che si ripete ormai da tempo, colpa o merito delle prestazioni del cileno, sempre più convincenti, decisive ed orientate a far assumere, al forte centrocampista, un ruolo da protagonista nella Juve che verrà, contro ogni offerta di mercato derivata e derivabile negli anni. Il 23 è più del doppio di 10, ma effettivamente, va stretto al giocatore di movimento che, attualmente, è il più rappresentativo della squadra. È un accostamento venuto da sé e che Vidal si è cercato, avendo paura di nulla. È sempre in cerca di nuove sfide e gli piacciono dannatamente le cose difficili, al di là se abbia chiesto o meno la maglia numero 10 direttamente ad Agnelli. Nessuno scandalo, nessuna polemica, ma se rettifica su Twitter le voci occorse nei giorni scorsi, le alternative sono due: o mente Vidal, perché gli hanno suggerito di rettificare, avendo chiesto veramente la maglia numero 10 ma in privato, o non l‘ha mai chiesta ed è stata tutta una montatura giornalistica forzata da un’eredità, quella di Del Piero che, dopo un anno, ancora non è stata raccolta. Ma poco importa. Per quanto riguarda la dicitura “la maglia numero 10 ha un capo”, le interpretazioni possono essere tante e lasciano il tempo che trovano: dimostrazione di umiltà, traduzione errata della parola (che sarebbe dovuta essere “padrone” e non “capo”, della maglia , poiché in spagnolo “capo” e “padrone” si traducono entrambi allo stesso modo) o, più semplicemente, mi dicono che per gli stranieri è un segno di rispetto chiamare capo un italiano. É una parola come tante per loro.

Un anno fa la richiesta venne fatta ufficialmente e senza tanti giri di parole da Giovinco(che, però, in Nazionale il 10 lo indossa… secondo quale criterio, quindi, si assegna questo benedetto 10?) e persino da Bendtner, o Boateng lo scorso anno al Milan, sfidando ogni accostamento tattico al classico “numero dieci”, alla tradizionale “seconda punta”. La società preferì non assegnarla, declinare le richieste ed evitare confronti azzardati o improponibili a pochi mesi dall’addio di Alessandro Del Piero, utilizzando la scusa del rispetto, per il timore riverenziale nei confronti dei grandi numeri 10 del passato. Sorvolata anche la provocazione di Buffon e tifosi d’aggiungere uno 0 a quell’ 1 e Pirlo intenzionato a mantenere il 21, dopo un anno il numero 10 è ancora senza… padrone.

Ora invece quella maglia meriterebbe di tornare ad essere indossata. La prima idea era quella di assegnarla al top player che dovrebbe essere acquistato nelle prossime settimane, ad esempio quello Stevan Jovetic che, comunque, ha intenzione di trasferirsi in Piemonte con o senza quel numero, nonostante a molti tifosi bianconeri piacerebbe vedere quel numero sulle spalle del giovane attaccante viola. Parentesi: i tre giocatori che la Juve sta trattando, indossano altre maglie: proprio Jovetic ha l’8, Higuain il 20, Tevez il 32. E non è così scontato che vogliano cambiare anche se, ad esempio, Jovetic sa già che Marchisio non gli lascerebbe il numero preferito. Il Principino che, un anno fa, si espresse così, tagliando corto, nonostante molti tifosi vedano più in lui che in Vidal l’erede naturale per quella maglia: “Il 10? Penso che l’8 mi si addica maggiormente”. Per questo la candidatura di Vidal, vera o meno che sia, verrebbe ovviamente presa in grande considerazione. Perchè no? Per quello che ha dimostrato in questi due anni, a livello di impegno ed attaccamento alla maglia, la merita pienamente. Si andrebbe persino sul sicuro, senza rischiare.

Altra questione da affrontare(forse quella che, in realtà, blocca una scelta che, per altri versi, sarebbe giusta) è quella del confronto tecnico, visto che gioca in un ruolo diverso da quello di Del Piero, nonostante abbia il carattere del leader, almeno in campo, e non soffrirebbe la pressione. Nonostante abbia anche la piacevole abitudine di segnare, cosa che non guasta, e di calciare i rigori. Con la maglia bianconera Vidal ha disputato 64 partite segnando già 17 reti in due anni.

Su Internet i tifosi si scatenano. C’è chi acclama Arturo, chi preferirebbe aspettare un nuovo grande attaccante, chi continua a chiedere che venga ritirata quella maglia. A precisa domanda, Del Piero rispose in modo chiaro: “I bambini devono continuare a sognare di giocare con il numero 10 della Juve” e, secondo me, la scelta più sbagliata sarebbe proprio quella di ritirare una maglia che DEVE continuare ad essere indossata. Tra l’altro, in questa Juve in cui tutti fanno diligentemente tutto e tutti sanno fare modestamente tutto, anche Arturo Vidal non ricopre più il solo ruolo d’interditore, mediano, incontrista o incursore, è anche un “falso dieci” ed i numeri lo dimostrano.

E’ la maglia più pesante da indossare, il simbolo della classe, un monumento che si indossa e sotto il quale si può rimanere schiacciati, rappresentazione del giocatore pronto ad infiammare il proprio pubblico, beniamino ed idolo dei tifosi. Un macigno ed un privilegio al tempo stesso. La numero dieci, prima che una semplice maglia, è una sfida che si lancia al mondo con il proprio carattere prima ancora che con la classe e l’abilità tecnica. Ci vogliono i muscoli dell’anima oltre che quelli del corpo per reggere agli occhi dei compagni e dei tifosi. E così potrei andare avanti per ore ed ore. È il caso, quindi, di attribuire un valore così alto ad un numero di maglia, al giorno d’oggi in cui non si assegna più il numero in base alle caratteristiche tecniche? Lo stesso Del Piero, dopo soli 2 anni di Juve quando ancora era un ragazzotto, raccolse la pesante eredità di Baggio, senza girarci troppo attorno. Lo stesso mediocre Magrin raccolse quella di Platini. E via altri numeri 10 lontani anni luce da quelli “classici”: Vignola, Marocchi, Gentile, Tavola, Ferrari(Giovanni. l’uomo comunque degli otto scudetti e due mondiali negli Anni 30), Hansen, Brady, Capello. Vidal, che sarebbe un “dieci” atipico, sfigurerebbe in questo elenco? Affatto, saprebbe onorare il numero dei campioni.

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