4,3,2,1…?

Antonio Conte giunge da Siena, dopo una promozione conquistata meritatamente, portando con sè tutto il bagaglio di conoscenze tecniche, tattiche, di spogliatoio. Uno che arriva alla Juventus dopo aver fatto la gavetta: Siena, Arezzo, Bari, Atalanta e poi di nuovo Siena. Esperienze che gli hanno permesso di affinare le sue competenze da allenatore, lui che allenatore lo era già in campo. Il suo credo calcistico si è sempre fondato sul famoso 4-2-4, con gli esterni che dovevano assicurare quantità e qualità, a supporto delle due punte. Di lui si diceva “un fondamentalista”, uno che crede fermamente in un sistema di gioco, lo applica, lo sviluppa in tutte le sue sfaccettature. Quando arrivò alla Juve infatti si fece un gran parlare circa la possibilità di riproporre questo modulo così offensivo in serie A. Alla prima di campionato Conte schierò nel suo 4-2-4 Pepe e Giaccherini larghi, con Del Piero-Matri coppia d’attacco, Pirlo e Marchisio centrali di centrocampo. Ben presto però si rese conto di non poter fare a meno di un certo Vidal, che proprio alla prima entrò dalla panchina e fece gol. I due pareggi con Bologna e Catania, partita nella quale schierò il 4-2-3-1 per dare spazio sia a Krasic che Elia, segnarono la definitiva scelta di Vidal titolare: si arrivò infatti al 4-1-4-1 contro il Milan in casa, gara giocata a livelli spaventosi e conclusasi per 2-0, doppietta di Marchisio. Il definitivo passaggio al 4-3-3 si materializzò dalla gara successiva, quando Conte decise di schierare ai fianchi di Pirlo sia Marchisio che Vidal, con licenza di attaccare gli spazi, mentre Pepe che agiva sulla destra era quello che doveva rientrare di più. Un campionato giocato col 4-3-3, ad altissimi livelli, con un gioco spettacolare e produttivo, ad esaltare le caratteristiche dei giocatori d’attacco, in particolare Pepe e Matri, entrambi segnarono diverse volte. A Napoli arriva per la prima volta il 3-5-2: Conte, preoccupato della forza d’urto dei partenopei sulle fasce, decide di giocarsela uno contro uno, addirittura con Estigarribia titolare, proprio per contrastare Maggio. Il risultato gli darà ragione, e nonostante il modulo fosse praticamente sconosciuto, i giocatori lo seguirono e la Juve dimostrò una compattezza mai vista prima, recuperando il doppio svantaggio e chiudendo la gara sul 3 pari. Da quella gara è stato sempre un alternarsi tra 4-3-3 e 3-5-2, con la definitiva consacrazione della difesa a tre nell’ultima parte della stagione, ad esaltare le doti di difesa e centrocampo, meno quelle dell’attacco, anche se i numeri possono smentire facilmente (vedi i gol segnati quest’anno). Conte, partito dal suo credo, dal suo fondamentalismo del 4-2-4, si ritrova a essere un eclettico, fino a ritornare fondamentalista col 3-5-2, modulo utilizzato sempre nel secondo anno, tranne la fugace apparizione del 4-3-3 nel derby di andata, o qualche modifica in corso d’opera, vedi gli ultimi minuti di Siena, con Asamoah terzino sinistro, o ancora la variante del 3-5-2, cioè il 3-5-1-1, con Marchisio in appoggio a Vucinic. Cosa è cambiato in questo processo tattico, in questa sperimentazione-evoluzione? La cosa che più balza agli occhi è sicuramente l’esaltazione delle qualità dei singoli rapportate al modulo: prima ha fatto spazio a Vidal, poi si è reso conto che forse in linea Bonucci non rendeva e ha schierato la difesa a tre, facendolo giocare praticamente da libero (rinuncia alla difesa a 4 forse anche per l’assenza di un terzino sinistro puro all’altezza), poi ancora ha capito che tenere fuori uno come Pogba, in un momento decisivo della stagione, era poco funzionale. Ma gli attaccanti? Che fine hanno fatto? Ecco perchè da 4 si è passati a tre, poi a due e infine a Vucinic centravanti, dalla gara con la Lazio fino a quella con l’Atalanta (complice la squalifica di Pogba, ha schierato di nuovo Matri-Quagliarella). Perchè? Una delle ragioni è sicuramente il modo di giocare degli attaccanti nel 3-5-2 di Conte: quasi sempre spalle alla porta, devono ricevere palla con la marcatura stretta dei centrali avversari che, avendo in genere un grande fisico, mettono in difficoltà soprattutto chi è più esile. Principale indiziato: Giovinco, che nel 3-5-2 fa veramente fatica a giocare spalle alla porta, nonostante la buonissima tecnica di base. Tecnica di base che sicuramente non ha Matri, più dotato fisicamente: fateci caso, quando riceve palla sono poche le volte che riesce a stoppare bene, senza far allontanare la palla. Dalla sua però ha il movimento in profondità, la buona presenza: doti che però sono state esaltate nel 4-3-3. Quagliarella segue il discorso fatto per Matri: poca lucidità e pulizia nel tenere la palla, scarsa protezione della palla. Da qui Vucinic unica punta: uno che riesce ad unire alla tecnica di base una buona protezione della palla, favorendo ad esempio l’inserimento da dietro del centrocampista, oppure lo scambio stretto al limite dell’area di rigore. Oltre ad avere grande libertà di svariare su tutto il fronte d’attacco, facendo ciò che più gli piace fare, cioè il regista d’attacco: vedi la tipica giocata per l’inserimento di Lichtsteiner. Forse Conte ha voluto sottolineare proprio questo passando dai 4 all’uno: le punte devono avere determinate caratteristiche, ma attualmente i movimenti che lui chiede o le giocate del modulo mal si adattano a questi giocatori. Mi è piaciuto molto l’esperimento del 3-5-1-1, soprattutto a Roma, perchè lì Marchisio interpretò al meglio il ruolo dietro Vucinic: un tocco e via ad inserirsi negli spazi. Ma ha poi sofferto maledettamente quando ha incontrato squadre che facevano grande possesso a centrocampo, vedi il Milan a Torino. Un 3-5-1-1 tutto votato agli inserimenti da dietro, o ai tagli in profondità di Vucinic: vedi l’azione del rigore a Roma, contro la Lazio. Questo secondo me il perchè di una sola punta: esaltazione degli inserimenti dei centrocampisti (stile Barcellona), ma soprattutto presa di coscienza della scarsa applicazione/capacità delle punte nelle giocate di questo modulo, soprattutto quando la Juve, pressata a centrocampo, deve uscire dalla propria metà campo.

Post By clintuco (25 Posts)

Laureando in giurisprudenza, juventino da tre generazioni: un record a Napoli! Ho iniziato ad amare la Juventus dal primo Lippi: dal 2006 la amo ancora di più. Mi piace molto discutere di tattica, moduli, schemi: insomma, le cose del campo.

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