Chi più spende più vince: verità o leggenda? (di OssimoroJu29ro)

Riceviamo da Stefano questa approfondita e, soprattutto, molto interessante analisi sulla correlazione fra bilanci, vittorie, FPF e investimenti, molto completa. Merita davvero di  essere letta con attenzione. Buona lettura

Il 28 febbraio scorso la Juventus FC ha pubblicato la relazione semestrale: ricavi in crescita e bilancio che volge al bello. Certamente i dati sono positivi e fanno la felicità della proprietà e degli azionisti: ma i tifosi?

Già, perché al tifoso quello che preme è sbandierare le vittorie, non certo i dati di bilancio! In queste righe cercherò di fornire degli spunti di riflessione sul rapporto tra bilanci positivi e vittorie, tenendo conto dell’introduzione del Fair Play Finanziario ed alla luce dell’amara affermazione di Conte dopo la dolorosa sconfitta col Bayern Monaco: “Contro chi spende 48 milioni di euro per un solo giocatore, cosa puoi fare?”

Volutamente tralascio di riportare numeri e dati per non appesantire la lettura; cedo volentieri ad altri il piacere di dimostrare o demolire con numeri e statistiche la mia tesi (ma qualche numero ovviamente l’ho già verificato prima di scrivere).

Cominciamo l’analisi dal campionato domestico. Escluderò l’ultimo campionato, quello vinto dalla Juventus, perché proprio in quella stagione molte squadre hanno cominciato ad applicare concretamente i principi del Fair Play Finanziario e questo ha modificato profondamente il quadro di riferimento (o no?).

La prima situazione da annotare è che negli ultimi 20 anni, la squadra vincitrice dello scudetto è uscita dal novero delle squadre che hanno speso di più, indipendentemente dal fatto che avessero bilanci in regola o meno. Dal campionato 91/92, la vittoria finale è stato appannaggio di Juve e Milan, le due formazioni col fatturato più alto, con rare eccezioni: Roma, Lazio, Inter.

Ma sono state veramente eccezioni? Tralasciando le circostanze “tecniche” che hanno visto prevalere Roma e Lazio (il cambio in corsa della regola degli extra comunitari e la piscina di Perugia) e quelle ambientali (qualcuno maligna su possibili connessioni tra “squadre della Capitale” e “centenario/Giubileo”), non è comunque peregrino notare che “permettersi” uno scudetto ha devastato i bilanci di queste due squadre, portandole al fallimento di fatto, ancorché non conclamato, e costringendole a purgare la sbornia per ancora molti anni a venire. Un po’ come finanziare il viaggio dei tuoi sogni con un mutuo ventennale: il viaggio l’hai fatto, ti sei divertito, adesso ti restano vent’anni di debiti da pagare.

E qui, prevengo la seconda (ma più grande) obiezione: l’Inter. Da sempre, l’Inter è presa come paradigma per dimostrare che non basta spendere per vincere. Questo è in evidente contraddizione con la mia tesi, dal momento che Moratti ha speso tanto e vinto poco (nulla fino a Calciopoli). Non solo, ma se la mia tesi fosse corretta, avrebbe come corollario un puntello a fondamento di Calciopoli: “Con tutto quello che ha speso, Moratti non ha vinto nulla fino a dopo Calciopoli! Se tu affermi che c’è una relazione diretta tra spesa e vittorie, sembra logico affermare che “qualcosa” ha impedito all’Inter di vincere fino a quel momento”.

Chi non ha mai sentito questa affermazione è la prova vivente che c’è vita su altri pianeti.

Bene. “Fino al 2005/06 le perdite cumulate dei bilanci di esercizio erano pari a 511 milioni con un apporto dei soci pari a circa 521 milioni di euro. In relazione a tale periodo, ove si volesse considerare il bilancio consolidato del 2005/06, la perdita cumulata raggiungerebbe la cifra di 661 milioni.” (Fonte Luca Marotta: Martedì 15 Novembre 2011 23:53 “Gestione Moratti: il “post-Calciopoli” costa il doppio di prima” http://luckmar.blogspot.it/2011/11/gestione-moratti-il-post-calciopoli.html ). Questo quanto ha speso Moratti negli anni dal 1995/96, primo anno esclusivo della gestione Moratti, al 2005/06. Mal contati, circa 60 ml all’anno. Già, ma Moratti, benché spesso li si identifichi come portafoglio, non è l’Inter. Confrontare quanto speso da Moratti “persona fisica” con quanto speso dalla Juventus o dal Milan in qualità di “società” non è corretto.

Se guardiamo ai bilanci di queste tre società, al netto delle plusvalenze (vere o fittizie) derivanti dalla vendita dei giocatori, della partecipazione o meno alla Champions League, che hanno modificato in tempi recenti  i rapporti di forza; considerando che precedentemente la vendita dei diritti televisivi era individuale e non collettiva; insomma, ripulendo i bilanci dai ricavi non strutturali, scopriremo sorprendentemente che quei 60 ml annui servivano a malapena a colmare il gap tra la capacità di spesa di Juve e Milan e quella dell’Inter, non certo per spendere di più! Erano in un certo qual modo la fiche che Moratti doveva versare per sedersi al tavolo dei grandi; la condizione necessaria per avere un minimo di competitività, ma non sufficiente a primeggiare né ad inficiare la mia tesi.

Qui però un paio di numeri li voglio dare per non costringervi ad un atto di fede: nel 2004/05 i ricavi “sani” (match day, commercial, broadcasting) dell’Inter furono 161,0 ml di €; nel 2005/06 l’Inter spese complessivamente 221,7 ml di € a fronte di 188,0 ml di € di ricavi. Negli stessi anni il Milan vide ricavi rispettivamente per 215 e 220 ml con spese nel 2006 pari a 238,5 ml e la Juve ricavi pari a 229,4 e 214,3 ml. Insomma, come anticipato sopra, 40 ml all’anno gli bastavano si e no per mettersi al passo con i ricavi di Juve e Milan (non con la spesa, che fu superiore anche per queste due società!) ma non certo per sopravanzarle in maniera significativa. Se poi ci aggiungiamo “come” venivano spesi…

Un’altra riprova? Sorprendentemente, l’Inter stessa. “Nel periodo “post-Calciopoli”, ossia dal 2006/07 al 2010/11, la somma delle perdite relative ai bilanci di esercizio risulta pari a circa 665 milioni di euro. Quindi, “inaspettatamente”, risulta che nelle cinque stagioni del “post-Calciopoli” la somma delle perdite è superiore a quella delle undici stagioni precedenti.

I “freddi” numeri dicono che nelle stagioni “vincenti” l’Inter ha vinto molto, perché ha speso il doppio di quelle precedenti; in effetti, anche il dato relativo al costo del personale conferma che, negli ultimi cinque anni, l’Inter ha speso quanto la somma degli undici anni precedenti.

Per concludere, resta un interrogativo che ci si deve porre: per vincere di più, bisogna spendere di più?” (Fonte Luca Marotta: Martedì 15 Novembre 2011 23:53 “Gestione Moratti: il “post-Calciopoli” costa il doppio di prima” http://luckmar.blogspot.it/2011/11/gestione-moratti-il-post-calciopoli.html )

Mi sento di rispondere “si”. Insomma, per vincere bisogna spendere, bene se vogliamo, ma certamente molto! Mi spingo oltre: esiste una fortissima correlazione diretta tra spesa (aggiungerei “per stipendi”) e vittorie. Banale se vogliamo: con gli stipendi ti paghi i campioni.

La tesi di partenza, per quanto riguarda la Serie A, sembrerebbe confermata.

E veniamo ai campionati esteri. Vale anche all’estero?

Il campionato spagnolo è paradigmatico da questo punto di vista: tra Real/Barcellona e il Valencia, terza nella classifica dei ricavi delle società spagnole, ballano circa 400 ml di euro; da quando la forbice dei ricavi si è allargata in misura così importante, la vittoria finale è esclusivo appannaggio di Real e Barcellona.

La Premier League, di nuovo, conferma questa tesi; prima che russi e arabi entrassero a gamba tesa nella competizione, spendendo cifre degne del “Moratti post Calciopoli”, che per altro come a Moratti hanno consentito loro di vincere, la Premier League è stata esclusivo appannaggio di Manchester United e Arsenal,”vincitrici” guarda caso anche a livello di fatturato.

In Francia gli sceicchi del PSG si avviano a vincere il campionato ed hanno riportato in Champions League una squadra francese con velleità di vittoria dopo lunghissimo tempo, spendendo una mezza montagna di quattrini.

Apparentemente fa eccezione la Bundesliga, con una maggior distribuzione delle vittorie su più squadre, non solo tra le prime due a livello di fatturato.

Cos’ha di diverso la Bundesliga, rispetto alle altre Leghe? La prima cosa che salta all’occhio è che in Bundesliga c’è una sola società che la fa da padrona: il Bayern Monaco. Per rendere un’idea dei rapporti di forza, tra la prima e la seconda squadra nella classifica dei ricavi, ballano meno di 10 ml in Italia (Juve e Milan), una ventina (ma su fatturati doppi!) in Spagna (Real e Barcellona), 100 ml in Inghilterra (tra Manchester United, Manchester City e Chelsea; ma il gap nella capacità di spesa è stato compensato ampiamente da Abramovic e Mubarak): in Germania tra il Bayern e il Borussia Dortmund (seconda nei ricavi) ci sono circa 180 ml di differenza: esattamente l’ammontare dei ricavi “sani” del Dortmund! Le altre invece più o meno si equivalgono. Mi viene da pensare che, quando il Bayern “cicca” la stagione, a quel punto non c’è una seconda squadra di riferimento a prenderne il posto e la contesa diventa più aperta: da qui una maggior dispersione delle vittorie.

Ad ogni modo, se ho ragione, nei prossimi anni vedremo le società più ricche  dominare letteralmente i rispettivi campionati di competenza, senza speranza alcuna per le altre di vincere.

Il fair play finanziario migliorerà la situazione? Sono assolutamente convinto di no; anzi, finirà per aggravarla!!! Mi spiego.

Il FFP ha come fondamento che la spesa sia commisurata ai ricavi. Addirittura, fissa in un valore ben preciso (70%) il rapporto massimo tra “spesa per stipendi”, che è il parametro per vincere, ed i ricavi. Ora, incrementare i ricavi non è semplice ed è comunque un processo lento, oltre ad essere una variabile non direttamente controllabile; non solo, ma incrementarli ben più degli altri per colmare un gap è ancora più difficile perché, se l’incremento è percentualmente più alto ma si parte da una base molto più bassa, in valore assoluto il gap non diminuirà affatto, anzi, potrebbe addirittura incrementarsi; viceversa, incrementare la spesa è facile e rapido: basta che si presenti il riccone di turno e stacchi un assegno! Eliminata questa possibilità (che i ricconi in questione stanno già cercando di aggirare), l’effetto sarà una cristallizzazione dei rapporti di forza a favore dei club più ricchi; anzi potrebbe avere l’effetto di aumentare la competitività di questi a scapito dei club minori!

E veniamo al dunque.

Come impatta tutto ciò sulla nostra cara Vecchia Signora?

Juventus FC chiuderà verosimilmente il bilancio 2012/13 in sostanziale pareggio, con un fatturato (a spanne) di circa 270 ml; sottraendo l’ammontare del player trading (18 ml) e la rivalutazione della Library (14), possiamo (mal) contare i ricavi “sani” nell’ordine dei 240 ml. Questo ci mette alla pari del Milan (a tendere in leggero vantaggio) e in assoluto vantaggio competitivo nei confronti di Inter (150 quest’anno senza la Champions, forse meno), Napoli (125) e Roma (116), le nostre più dirette inseguitrici. Considerando che queste società non potranno indebitarsi per colmare il gap, il gioco è presto fatto.

Insomma, come se Calciopoli non fosse mai esistita, la lotta scudetto sarà un affare tra Juve e Milan. Essendo molto difficile che entrambe “sbaglino” la stessa stagione, verosimilmente le altre dovranno accontentarsi ad un ruolo di comprimarie: si torna al dominio assoluto di Juve e Milan.

(Inciso: situazione difficile da digerire per le tifoserie italiane; a maggior ragione se questa banalità non verrà loro spiegata da chi di dovere, ma si ricorrerà al semplicistico e sempreverde: “la Giuve rubba”. Il Milan corre molto marginalmente questo rischio perché ha sufficiente forza mediatica da “orientare l’opinione pubblica” in diversa direzione, ma la Juve… Germoglia il seme di una nuova Calciopoli?)

All’estero però è tutt’altra cosa. La Juve (e il Milan) sono vasi di coccio tra quelli d’acciaio. I 512,6 ml di ricavi “sani” del Real, i 483 del Barcellona, i 395,9 del Manchester United, i 368,4 del Bayern Monaco non consentono realisticamente di sederci al tavolo delle pretendenti.

Quanto ci vorrà per colmare il gap? Beh, se i nostri ricavi crescessero ad un ritmo più che doppio di quello di queste società, potremmo farcela in parecchi anni: ma è realistico pensarlo? Senza intoppi? E se disgraziatamente un anno non facessimo la Champions? Addio processo di crescita. E se il Real non facesse la Champions? Beh, quell’anno non farebbe utili. Pazienza. Non dovrebbe comunque vendere un “toppleier” per ripianare il buco in bilancio; cosa che le italiane dovrebbero probabilmente fare per rispettare il tetto di perdita massima sul triennio previsto dal FFP. Se poi guardiamo le cifre a cui ha rinnovato il contratto per i diritti televisivi la Premier, scopriamo che nel breve la situazione addirittura peggiorerà. Sulla base delle stime che circolano in rete, per il triennio 2014/16, la società inglese che percepirà di meno (quella che lotterà per non retrocedere e arriverà ultima per intenderci) dovrebbe incassare, di soli diritti televisivi, 50/60 milioni di sterline all’anno (al cambio di 1,18 fanno 59/70,8 ml di €).  Quattro soldi dagli sponsor e altrettanti dai ricavi da stadio, due magliette, la vendita di un giovane di belle speranze ed ecco fatto il fatturato di Inter, Napoli e Roma.

E poi, è realistico pensare di crescere così tanto da soli, sapendo che la gran parte dei ricavi delle nostre società dipendono dai diritti televisivi collettivi? Assolutamente no; o cresce tutto il movimento o il gap non verrà mai chiuso, neanche a livelli sufficienti per permetterci di competere. Le problematiche che ostano ad una crescita dei ricavi della Serie A le conosciamo tutti: non sto a tediarvi oltre ma non sembrano essere né di facile né di breve soluzione.

Idee per porre rimedio a tutto ciò? Me ne viene in mente una sola: un tetto salariale di squadra sufficientemente basso, imposto a livello europeo. Non mi viene in mente un solo buon motivo per cui i top club europei dovrebbero accettare, ma questa al momento mi sembra l’unica via percorribile per ricreare capacità competitiva nei nostri club.

Se ciò non avverrà (come credo), la situazione per cui prendiamo in giro l’Inter, che vince una volta per ogni generazione, diventerà la regola per le italiane all’estero, Juve compresa.

P.S. Fare affermazioni perentorie come quest’ultima è per esperienza il modo migliore per essere prontamente smentito. “Speriamo”, che almeno quello non costi nulla!

Si ringraziano sentitamente il blog http://swissramble.blogspot.it/ ; http://luckmar.blogspot.it/ ed i siti web http://tifosobilanciato.it/ e http://ju29ro.com/ la cui assidua frequentazione ed attenta lettura mi hanno consentito di giungere a queste (s)conclusioni.

Twitter: Stefano @OssimoroJu29ro

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Dodici nasce da una costola di Barzainter.it, ne eredita la filosofia ("Il calcio è solo un gioco, e con il sorriso si gioca meglio") che cerca di trasmettere con un mix di competenza, obiettività condita comunque dall'ironia che mai può mancare. Dodici, come il dodicesimo uomo. L'uomo in più che cercheremo di essere ogni giorno. Solo per voi.

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