Contro il Tiqui Taca (Recensione)

Titolo: “Contro il Tiqui Taca”

Autore: Michele Dalai

ISBN Mondadori, 2013 

(110 Pagine per l’edizione cartacea)

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Che cos’è il bello nel calcio? Un gesto, un goal, un dribbling? Sono gli schemi, la sagacia tattica, la cattiveria agonistica, il lancio lungo stoppato al volo, la rovesciata fulminante o la cavalcata solitaria fino in porta?
E’ difficile definire oggettivamente il bello, in tutti gli ambiti, e il calcio non fa eccezioni, anzi, pare che sia anche più difficile in questo ambito che negli altri. Il fatto è che si corre il forte rischio di saltare ad una conclusione affrettata, di dare per buona l’equazione: bello uguale vincente.

Che poi, si può pure giocare una partita meravigliosa e prenderle di santa ragione. E, ovviamente, si può giocare con il più antiestetico dei catenacci e portare a casa la pellaccia.
Il bello nel calcio è un argomento che da decenni tiene occupati gli anziani al bar e, più in generale, i sessanta milioni di commissari tecnici che vivono in Italia.
Ma non c’è via d’uscita.
Il bello, nel calcio e altrove, è soggettivo.
Per cui capita di leggere un agile libretto, qualcuno lo definisce un pamphlet, intitolato “Contro il Tiqui Taca” e allora capisci che il bello è davvero nella testa di ognuno di noi.
Io, ad esempio, adoro il gioco del Barcellona. Lo trovo armonioso e coordinato, trovo che tutti gli elementi agiscano all’unisono come se fossero un solo ed unico organismo. E poi c’è Messi, che per me è il Dio del calcio. Per cui, se dovessi scrivere un libro, lo potrei chiamare “A favore del Tiqui Taca”.

Però nella vita non ci può rinchiudere dentro quattro mura costituite dalle proprie convinzioni, a me, personalmente, piace anche sentire le voci contrarie e se possibile contrastarle con le mie ragioni oppure, in alcuni casi, farle mie.
Ora, mi vien da dire che il libro di Michele Dalai è spassoso, non trovo un termine che meglio richiami il divertimento che ho provato leggendolo. Tenete presente che Dalai è interista, per cui, si intuisce (ma non è proprio un’intuizione) che Dalai proponga un sistema di gioco alternativo a quello catalano che sia, diciamo, più Mourinhano. Io non ho nulla in contrario, ricordate?, il bello del calcio sta nella testa di ognuno di noi, per cui non faccio fatica a pensare che Mourinho possa essere considerato da molti un’ideale di bellezza calcistica. A me però non è piaciuto, almeno non sempre. Il passaggio del turno contro il Barcellona in quella Champions poi vinta è stata  un’impresa conquista con sapienza tattica e un po’ di fortuna. Ma non me la sento di dire che il ritorno sia stato bello da vedere, a meno che non torniamo all’equazione iniziale che situa il bello nella vittoria.
Dalai reputa il gioco del Barcellona noioso e in alcuni punti afferma pure che senza Messi non staremmo parlando di questa squadra miracolosa. Può essere. Certo sorprende il modo in cui i ragazzini della ormai famosa cantera continuano ad adattarsi allo schema di gioco collaudato. Sorprende la ricchezza di talenti che vengono sfornati e che oltre a rimpinguare la rosa del Barcellona, hanno fornito campioncini anche in esilio (Icardi alla Sampdoria ne è un esempio). Di fatto, quello che stupisce è l’organizzazione che sta alla base dell’iceberg che come punta ha la squadra di calcio. Forse senza Messi non ci sarebbe quella perfezione, forse ci sarebbe qualcuno di meno illuminato, ma altrettanto funzionale, chi può dirlo? Io, con i forse, ho vinto almeno tre Champions League in più.

“Contro il Tiqui Taca” è una lettura piacevole e non mi ha smosso dalle mie posizioni iniziali, continuo a pensarla come prima, ma prima che considerarlo un libro sul calcio e nello specifico contro il gioco del Barcellona, io l’ho interpretato come un libro sulla libertà di avere idee proprie.
Infatti è innegabile che Dalai, schierandosi contro il gioco del Barcellona si schiera contro una buona fetta di appassionati del gioco del calcio. La tendenza corrente è quella di considerare il Tiqui Taca come se fosse la perfezione e tutto il resto perfettibile. Ci vuole coraggio ad esprimere le proprie opinioni quando sono in forte minoranza.
Ho poi il sospetto che Dalai si sia pure divertito parecchio a scrivere questo libro, almeno quanto io mi sono divertito a leggerlo. Perché lo spazio per scrivere di cose serie ce l’ha, ma poter scrivere una invettiva contro il Barcellona non è cosa da molti, è tanto vale approfittarne.

Se avete odiate il Tiqui Taca e avete bisogno di un manuale di sopravvivenza questo libro fa per voi. Se siete catenacciari, la melina vi è dolce come il miele, ma un po’ vi vergognate di questo, “Contro il Tiqui Taca” vi da una via d’uscita. Vi fa sentire meno solo.

In definitiva si tratta di una bella lettura, ma tenete presente che il bello è nella testa di ognuno di noi.

 Gianluigi (@louie75)

Post By louie75 (6 Posts)

Louie, @louie75, scrittore di fama mondiale, ha ispirato la stesura della trilogia delle sfumature. Vincitore del premio Nobel per la letteratura e per la pace, attualmente è impegnato nel remake di Superman l’uomo d’acciaio. Ottiene successi in tutto quello che fa. Tutto questo mentre dorme. Da sveglio fa l’impiegato a Venezia, ha contribuito a creare il sito collettivo www.senzaudio.org, è appassionato di letteratura e della sua famiglia. Tifa Juve da sempre, da prima che fosse fico.

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