Chiacchierando con Roberto Renga – di Tweetgino

Dopo Matteo Materazzi e Aldo Serena, protagonisti di piacevoli chiacchierate con Massimo (alias Tweetgino per gli amici di twitter) è il turno di una firma nota del giornalismo italiano, da Paese Sera al Messaggero per citarne solo alcuni, ovvero Roberto Renga. Il nostro “Brio” lo marca stretto e, da buono stropper, questa volta fa anche qualche piccola entrata a gamba tesa, ma Roberto ne esce con qualche dribbling degno di Totti. Anche in questo caso esce una piacevole chiacchierata a tutto campo che scorre via leggera fra Perugia, Roma, Nazionale e qualche altro interessantissimo spunto.

Ringrazio molto Roberto per la disponibilità. Ora non vi rubo altro tempo… Buona Lettura. 

Barza

Partiamo da lontano. Il Renga giornalista è noto a tutti. Che mi racconta del piccolo Roberto ?

Sono nato di lunedì e la domenica mia madre mi portò allo stadio. Tifoso del Perugia, che giocava in quarta serie. A quattro anni andavo alla partita, ma giocavo per i fatti miei, saltando zemanianamente i gradoni.

La passione per il calcio a quando risale ?

Leggevo La Nazione, che parlava ogni giorno della Fiorentina. Beppe Pegolotti cominciava così tutti i pezzi: i nostri cari ragazzi in viola. Mi venne la curiosità. Mio padre mi accompagnava a Firenze e poi a Roma, dove conobbi la serie A, che mi fece lo stesso effetto che, qualche anno dopo, ma in modo diverso, mi fece Brigitte Bardot.

Poi è riuscito in quel che molti cercano, io per primo: ha riunito lavoro e passione. Chi ha scoperto e coltivato lo scrupoloso giornalista ?

Mi presentai alla Nazione di Perugia. Volevo pubblicare una storia della città che mi sembrava ironica. Il capo mi guardò come se fossi matto e mi chiese: sai di calcio? Risposi sì, mi fece fare un’intervista e rimasi.

Roma. Città difficile per farci calcio. Piazza storicamente passionale, più di stomaco che d’intelletto, più istinto che ragione. Sbaglio ?

Città meravigliosa, in realtà. Mi abbracciò immediatamente. L’ideale per un cronista che non guarda in faccia. Polemizzavo, come piaceva a me: notoriamente, non mi sta bene niente. Uno spasso. Il calcio qualche volta ci rimette, questo è vero.

Lei ha vissuto l’epopea della Lazio di Maestrelli, della fantastica Roma del Barone, a cavallo dei 70-80. Che squadre e che società erano quelle ?

La Lazio volava così in alto per quei tempi, che ci lasciò subito. Viola trasformò la Rometta in Roma, dimostrando che anche nella capitale puoi vincere, ma servono idee e investimenti.

Un pensiero per alcuni degli eroi di quelle squadre. Partiamo dalla sponda laziale: Chinaglia, D’Amico, Wilson, Re Cecconi.

Chinaglia un matto simpatico, un giocatore unico. Da D’Amico ci aspettavamo sempre qualcosa che non arrivò mai. Wilson duro e spietato, in campo e fuori. Re Cecconi serio, maturo. Feci il servizio sulla sua morte.

Passiamo all’altro poker d’annata : Di Bartolomei, Pruzzo, Conti, Falcao.

Agostino un uomo, Pruzzo un musone che sapeva far gol, Conti ancora oggi un amico. Per Falcao arrivai quasi alle mani con i giornalisti brasiliani.in Cile.

Sempre degli anni 70 un’altra squadra che, come la Juve dello scorso anno finì imbattuta: il suo Perugia. Qual era il segreto di quel bellissimo e forse irripetibile anno ?

Il Perugia aveva dei fenomeni: D’Attoma, Ramaccioni… e Castagner.. E poteva lavorare in un ambiente ideale. L’unico rompiscatole ero io.

Nacque in quegli anni la grande ostilità tra bianconeri e squadre romane ? Ne sa trovare la genesi ?

Non c’erano altre rivali. E molto influì il Processo di Biscardi, che ci sguazzava.

Alcune tra i botta e risposta dei grandi presidenti dell’epoca fecero storia: “Questione di centimetri” e in regalo un righello dopo il goal di Turone, da parte di Boniperti. Con Viola che gli ricordò che il righello era roba da geometri, non da ingegneri. Oggi assistiamo a gazzarre senza fine. Tempi moderni o interlocutori scadenti ?

Ora è solo rissa continua. A tutti i livelli. Alla base e al vertice. Viola e Boniperti uomini straordinari.

Ai giorni nostri Roma e Lazio si barcamenano con ambizioni non di primissimo piano. Da una parte Lotito che agisce con troppa oculatezza, dall’altra è arrivato l’unico Zio d’America tirchio, quando invece da altri parti piovono pertol-milioni. Dove possono arrivare, nel breve-medio periodo, le romane ?

La Lazio può crescere (poco), passo passo.La Roma devo ancora capire che cosa sia.

Lei collabora a Radioradio. Le radio romane, per chi non può o non vuole ascoltarle, sono entità misteriose. Chi le vive racconta di una forza d’urto notevole. Chi le nutre e che peso hanno sul movimento calcistico di Roma ?

Radioradio non è più una radio romana, ma nazionale, ormai. A Roma le radio contano più dei giornali, che vendono poco e arrivano il giorno dopo.

Allarghiamo il contesto. Da Roma all’Italia, suo grande amore, che ha seguito dal ’75 fino all’ultimo mondiale. Ha vissuto grandi trionfi e delusioni esagerate. Guardando oltre il risultato, qual è stata la nazionale più bella ?

La nazionale più bella, a parte quella straordinaria di Spagna 82, forse è stata quella di Vicini. Credo invece che la gente non abbia capito fino in fondo l’Italia di Sacchi..

In ordine sparso : Bearzot, Sacchi, Lippi, Trap, Maldini, Vicini. Mi crea il cocktail perfetto con questi ingredienti ?

Prenderei la personalità di Bearzot, le idee innovative di Sacchi, l’astuzia tattica di Lippi, la simpatia di Vicini, l’impermeabilità del Trap. Di Maldini…boh.

La maglia azzurra. A parole  massimo vanto per giocatori e società. Poi, se non ci sono Europei o Mondiali, in metà marcano visita, si contano i minuti che il CT spreme i propri calciatori, si chiedono i danni per gli infortuni. Che amore è questo ? Succede solo da noi ?

Sì, questione solo italiana. Solo da noi, del resto, i tifosi si odiano tra loro. Siamo unici, non i migliori.

Nel suo ultimo libro “Una storia Nazionale”, racconta dei gustosi aneddoti riguardanti gli eroi azzurri, da De Vecchi in calzoni corti, fino ai tempi recenti. Ce ne anticipa un paio ?

Ce ne sono troppo di aneddoti, come quello del Trap che in Giappone una volta voleva giocare in dodici. La novità è data dalla confessione sudafricana di Lippi.

Nel suo libro si toccano argomenti di triste attualità come calciopoli. Uno Juventino medio come me, pensa che tutto finirà solo quando tutti avranno pagato il giusto, al netto di furbate, giustizia a 2 velocità e sgradevoli prescrizioni. Qual è invece il suo pensiero ?

L’occasione per far quadrare i conti è già stata persa. La ferita, temo, non si rimarginerà. Ma non riguarda solo i tifosi della Juventus, riguarda tutti quelli che vorrebbero un minimo di giustizia.

Personalmente se mi voglio informare su un argomento ormai mi affido al web. Certe sfaccettature, certi nodi, certi argomenti li trovi trattati con sconcertante competenza rispetto a canali più tradizionali (il sito BarzaInter che ci ospita ne è prova tangibile). Com’è possibile aver raggiunto un punto così basso per certi mezzi d’informazione ?

Nei giornali non si fanno più inchieste e non c’è tempo per approfondire. Gli editori hanno ridotto all’osso le redazioni. Poi il ricambio generazionale.

Il web per gran parte gioia e libertà ma talvolta pena e ignoranza. Leggo spesso di attacchi più o meno pesanti e gratuiti a più Vip, lei compreso. Come si combatte il fenomeno ?

Io volevo chiudere subito, sinceramente. Poi mi son detto: fammi conoscere la gente. Vado avanti per curiosità. Ma non so quanto durerà.

Lei è conosciuto per non aver peli sulla lingua, anzi. Domanda scomoda: come fa ad essere credibile un Direttore che prima era braccio destro di Cannavò al tempo del “sentimento popolare” rosa, poi Direttore proJuve a Tuttosport e da un giorno all’altro Direttore di CorSport, che cavalca il vento del sud e la frangia antibianconera ?

I giornalisti sono professionisti, come i manager che fanno lo stesso lavoro con aziende diverse: un giorno alla Fiat, un altro all’Opel.

E’ di questi giorni la notizia che lo “zingaro” Gecic avrebbe ricevuto 5.000 euro di cachet per parlare di Conte a una TV. Lo stupore è durato quanto la neve al sole. Posso sperare che si indagherà a fondo su chi sono questi galantuomini o me lo posso scordare ?

E’ una prassi di alcune tv: s’invitano ospiti, anche ladri o assassini, perché fanno audience. E’ chiaro che l’ascolto aumenta se si parla di celebrità. Ignobile, ma non è la prima volta.

In merito, subito, c’è stata la corsa a etichettare come poco credibile questo Gecic. Invece, pochi mesi fa Carobbio, Pippo, per dirla alla Palazzi, aveva ricevuto medaglie al valore. Pareva il profeta Elia.

A me non è mai piaciuto, sinceramente. E non riesco a capire come uno possa essere credibile a gettone: una volta sì e un’altra no.

Sono sincero. Seguendola all’inizio di calciopoli mi sembrava  un colpevolista, che via via ha maturato alla luce dei nuovi fatti un’idea nettamente differente. Molti suoi colleghi o addetti ai lavori, a dispetto delle nuove rivelazioni, sono fermi alla foto della crociata anti Moggi dell’estate 2006. Che si sente di dire a costoro ?

Su calciopoli avevo un’idea, che poi ho aggiornato: il fatto che siano state sbobinate solo alcune intercettazioni mi fece inorridire. La morte di Bove mi angoscia. Posso parlare per me.

Tecnologia applicata al calcio. Favorevole ?

Sicuramente. Va tolto potere agli arbitri.

Come finirà la guerra santa del FairPlay finanziario ? Davvero Platinì avrà la forza di sanzionare i grandi club fuori parametri come City, Psg, Inter per citarne alcuni ? O finirà tutto in una bolla di sapone ?

Ci sarà un minimo di attenzione. Non di più.

Gioco della torre: chi butta giù (elusione della domanda vietata) : Andrea Agnelli o Massimo Moratti. Baldini o Sabatini. De Rossi o Zeman. Palazzi o Conte.

Butto Moratti, Baldini e Sabatini insieme perché vivono insieme, Zeman (e mi costa), Palazzi (e non mi costa).

La Nazionale di tutti i tempi?

Difficilissimo, ma ci provo. Giocherei con la difesa a tre. Dunque: Buffon; Cannavaro, Scirea, Nesta; B. Conti, V. Mazzola, Rivera, Meazza, Facchetti; Piola, Riva. Allenatore: Pozzo. In panchina: Zoff, Gentile, Baresi, Cabrini, S. Mazzola, Tardelli; Totti, Del Piero, Baggio, Paolo Rossi, Causio. Un’Italia B o A in panchina, dipende dai gusti.

Infine la domanda politicamente scorretta : la Roma che vince la Champions e l’Italia che affonda in Brasile, o la Roma in B e l’Italia pentacampione ?

L’Italia sopra ogni cosa. Sempre.

Stavolta son stato cattivissimo. Per questo i miei ringraziamenti valgono come un goal in coppa fuori casa, valgono doppio.

A presto, sul web.

 

Massimo (@tweetgino)

Post By dodiciblog (114 Posts)

Dodici nasce da una costola di Barzainter.it, ne eredita la filosofia ("Il calcio è solo un gioco, e con il sorriso si gioca meglio") che cerca di trasmettere con un mix di competenza, obiettività condita comunque dall'ironia che mai può mancare. Dodici, come il dodicesimo uomo. L'uomo in più che cercheremo di essere ogni giorno. Solo per voi.

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